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VIA CASCIO, DAL XVI SECOLO LA VIA… MAGGIORE

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Con lo sviluppo del paese a “Valle”,la vita economica si spostò lungo Via Maggiore (anticamente denominata Via Cascio) e Via Belfiore (Via La Taverna), strade che costeggiano il Torrente Forca d’Acero e che conducono in Abruzzo attraverso la via Marsicana.

Questi luoghi di transito vennero scelti dalla ricca borghesia e dai mercanti per le loro attività commerciali. Di conseguenza, nei primi anni del Settecento, si registrò una notevole ripresa demografica e la popolazione (dopo la strage del 1656) crebbe fino a 2400 abitanti.

Ma il Settecento fu anche un secolo travagliato: nel 1761 ci fu una forte epidemia di peste verminosa; nel 1764 una terribile carestia che provocò un lutto comune “con i ragazzi smunti e secchi” e gli adulti che parevano “mummie” e “non si sentivano che lamentazioni”, i fanciulli chiedevano ovunque l’elemosina, ma nessuno aveva di che dargli, poi iniziavano a gonfiarsi nel volto e nelle gambe”e questo era il preludio della morte”, negli anni 1778 e 1779 si alternarono un inverno rigidissimo “che non si poteva resistere non solo vicino al fuoco, ma ben anche dentro del letto, ancor che coverti di molti panni” ed un lungo periodo di siccità che uccise molti capi di bestiame e impedi ogni racccolto.

Nel 1798,dopo tre mesi di siccità, il paese fu diviso in due da una catastrofica alluvione con fulmini e tuoni che “pareva il giorno del giudizio” e che distrusse 24 abitazioni e la chiesa dell’Annunziata.L’ultima calamità che chiuse il secolo fu l’invasione francese del 1799, anno “infelicissimo”, ricco di “spaventi,travagli e rovine, che per descriverlo vi vorrebbero dei volumi interi”.

Il Rione Portella era la “la porta”che dalle campagne limitrofe conduceva direttamente a Capolavalle (Piazza Carlo Coletti) ed al Castello grazie a Via Maggiore, antichissima strada che immetteva in Via La Taverna (oggi Via Belfiore) e quindi all’Abruzzo. Ai lati della strada fanno bella mostra palazzetti con cortile interno,portali ornati con artistiche chiavi di volta, cornicioni aggettanti e balconi.Conosciuta anche come la “via dei signori”, era abitata dalla borghesia settecentesca e dai mercanti, che vi aprivano le loro botteghe.

A metà strada, il Vicolo Rua ricorda la presenza di una guarnizione di francesi che controllava l’ingresso al paese.

Dal 1855 al 1860 vi fu confinato, per volere di Re Ferdinando II di Borbone, il capo dei liberali napoletani Salvatore Pizzi, che ad avvenuta unità d’Italia da Garibaldi fu nominato Governatore della provincia di Terra di Lavoro. Nel 1578, quando ancora era denominata Via Cascio, vi nacque il Servo di Dio Fra Tommaso da San Donato.

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