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LARGO LAGO ED IL VALLONE DELL’OBACO

Largo Lago è una piazzetta con al centro un platano e con le case basse intorno; in inverno al riparo dai venti freddi del nord (gl’ vient d’ Forca d’Acer’ ) gli anziani si siedono a parlare e raccontare storie di un tempo.

Quando nel torrente Forca d’Acero scorrevano le acque una piccola ansa raggiungeva un mulino che qui sorgeva per macinare cereali. Nel settore orientale della piazza inizia il sentiero che conduce al Vallone dell’Obaco e Valle Fischia (Comune di Settefrati). La passeggiata proposta parte da Largo Lago (680 m) e si dirige verso oriente, seguendo i terrazzamenti del settore pedemontano.

Il sentiero sale in quota attraverso un percorso sterrato costeggiato da muri a secco di buona fattura con scale di accesso ai diversi poderi. Gli uliveti terrazzati si spingono in quota fino agli 800 metri, fra antichi casolari abbandonati ed aie in pietre dove si affacciano cisterne e pozzi. Lungo il percorso si incontra anche una bella torre colombaia in pietra, di forma cilindrica, con tetto in coppi. Il sentiero, oltrepassata l’incisione dell’Obaco dove affiorano le ghiaie della conoide quaternaria, ridiscende fino a quota 778 verso Le Fontanelle e torna indietro sulla strada delle Chiaie (toponimo dialettale molto diffuso che indica affioramento di “ghiaie”). Dalle Fontanelle il sentiero può proseguire verso est fino a raggiungere il confine con il Comune di Settefrati percorrendo, lungo l’isoipsa 900 il costone de Le Chianozze. Risalendo l’incisione di Valle Fischia si sale in quota fino a raggiungere la Fonte di San Cataldo e la faggeta di Macchia Marina. Le donne qui fino agli anni ’50 hanno sempre raccolto legna che trasportavano a valle con gl’ frascon. Da Macchia Marina è possibile raggiungere Fondillo di Settefrati, conca carsica fra banchi stratificati di Calcare cristallino, roccia carbonatica saccaroide con rudiste (molluschi fossili estinti nel Cretacico). Fonti storiche raccolte e documentate dai ragazzi della Scuola Media di San Donato narrano di una fredda notte di febbraio di fine ottocento quando due donne di San Donato furono assalite da un branco di lupi e uccise, proprio nei pressi della Fonte di San Cataldo.

Oggi gli animali sono più mansueti.

 
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