SENTIERO NATURA “DENTARIA”
Castelluccio (1360) – Scarpa del Monaco (1458) – Macchia Prima (1470) – Callarella della Neve (1521) – Grotta dei Ladri (1547) – Forca d’Acero (1530) – Castelluccio (1360).
Il sentiero, agevole e di lieve pendenza, è segnalato con vernice rossa per consentire a tutti di seguirlo tranquillamente nel bosco fitto ed esteso di faggi. Il sentiero è stato chiamato DENTARIA perché questo fiore, tra i più belli della zona, è raro, caratteristico e presente solo in questo habitat particolare (faggeta – bosco umido).
Il sentiero è stato studiato dagli alunni della classe III C e III D della Scuola Media di San Donato Val di Comino nell’anno scolastico 1998/1999. Il progetto, coordinato dal prof. Cesidio Cedrone con la collaborazione delle prof.sse Filomena Carbone e Anna Zompa, è stato scelto per conoscere e rivalutare i luoghi storici e le tradizioni popolari, legati ad un ambiente ecologico ben conservato grazie alla sua posizione geografica e ad una attenta politica di salvaguardia dei boschi. Diviso in 20 soste didattiche, è stato studiato in base a vari aspetti: naturalistico, sensoriale, ecologico, botanico, storico, paesaggistico, geologico, faunistico e geografico. Dopo aver oltrepassato il rifugio “Duca d’Aosta” e quello del Corpo Forestale, si possono notare i ruderi delle abitazione dei pastori e gli stazzi: è la sosta della pastorizia. La terza tappa del sentiero prevede lo studio di una zona chiamata “Scarpa del Monaco“: a questa località è stato dato questo nome in quanto non molto lontano dai resti della chiesa di San Cristoforo, in un tratto di pianura, si trova una strana pietra scavata nel mezzo che rappresenta l’orma di una scarpa di cui si notano molto bene il tacco e la punta. Quindi si entra nella faggeta: gli alberi hanno in media l’età di 50 anni, ma sono presenti anche splendidi faggi e qualche acero pluricentenari.
Durante il percorso il cinguettio di numerosi uccelli accompagna il passo dei visitatori: è il canto della cincia o cinciarella, del picchio, della ghiandaia, del cuculo, del fringuello, e della tortora. In questo bosco vivono molti animali: talpe, cervi, cinghiali, caprioli, scoiattoli, volpi, lepri, ricci, lupi e orsi. Dopo aver studiato la configurazione del suolo, dei corsi d’acqua, delle doline e della Callarella della Neve, proseguendo il sentiero si giunge in una splendida radura piena di fiori: i colori che predominano sono il bianco, il giallo e tutte le tonalità dell’azzurro e del viola. Sono proprio questi meravigliosi fiori: viola, non ti scordar di me, dentaria, anemone bianco, acetosella, ranuncolo, tasso barbasso, ortica bianca, buon enrico, crocus, rosa canina e colombina, che spiccando tra le grigie rocce o ondeggiando a migliaia tra le erbe delle radure, mosse dal lieve vento, richiamano l’attenzione dei turisti e degli escursionisti (si consiglia di visitare il sentiero nel mese di maggio – inizio giugno).
Quindi si continua per il sentiero verso la Grotta dei Ladri, località legata all’emozionante storia del bandito Cedrone. Dopo aver attraversato per 10 minuti il bosco fitto, ecco finalmente la Grotta: un angolo nascosto, suggestivo e spettacolare che crea fascino per la sua bellezza naturale e brivido per la memoria storica: un rifugio, casa e vita di banditi, braccati dall’esercito piemontese perché nostalgici del regime borbonico di Francesco II.
Si invitano i visitatori del sentiero a sostare per qualche minuto in silenzio in questo luogo, per godere la bellezza del paesaggio e sentire quelle emozioni e sensazioni particolari che solo il bosco può trasmettere. Si possono osservare i licheni presenti sugli alberi e i numerosi tipi di funghi del bosco. Il rumore delle automobili indica che si è molto vicini a Forca d’Acero, valido punto di partenza per escursioni e passeggiate ecologiche sui sentieri del Versante Laziale Parco Nazionale d’Abruzzo. Qui il paesaggio offre uno spettacolo emozionante in tutti i periodi dell’anno per la presenza di faggi secolari. La zona è molto conosciuta anche per le piste di Castelluccio – Campolungo e di Macchiarvana, dove si pratica lo sci da fondo.
Ecco la sosta dell’ uso civico della montagna e delle carbonaie: è la storia dei sandonatesi di un tempo, della gente povera di una volta la cui unica risorsa economica era il carbone e la raccolta della legna secca del bosco.